Ebbene si, dopo una lunga e interminabile attesa durata tutta un’estate è finalmente giunta anche per noi la tanto agognata vacanza e quindi eccoci qui a raccontarvi questa nuova avventura in terra marocchina. Siamo già in ritardo di un giorno, lo so, lo so….ma nel primo posto in cui abbiam dormito di Intenet nessuna traccia. Non male passare da un anno con l’altro dal freddo islandese (benchè fosse luglio) al caldo africano, soprattutto se parti quando a casa le temperature stanno per crollare (e per chi mi conosce è una cosa che apprezzo molto). Ma le novità non riguardano solamente la meta…. Il team avventura vede perdere due pilastri, ma contestualmente arruola due personaggi discussi e discutibili con nome di battaglia “mullah” Omar e Sahara.
La vigilia vede la squadra impegnata in un ritiro pre-partenza tutto all’insegna del viaggio imminente: ottima l’idea di Marco di vedere “Marrakech Express” (dal quale alcuni di voi avranno riconosciuto il titolo dell’evento su Facebook) se non fosse che la sveglia per la partenza era puntata alle 3.30 e, complice le due ore indietro di fuso, dormire 2 ore in 2 giorni è cosa abbastanza provante….
Rispetto all’anno scorso, una volta arrivati all’aeroporto, non c’è stata nessuna sorpresa riguardo alla macchina noleggiata: vedendo la quantità di bagagli non proprio modesta di tutti noi (soprattutto il sottoscritto) si temeva che la Corolla richiesta non fosse sufficiente e invece, su questo aspetto, niente da eccepire. Certo, le prestazioni non sono altrettanto sorprendenti (eufemismo), ma tant’è, contiamo di non dover fare “strade” simili a quelle islandesi!!!
Subito imbocchiamo l’autostrada per Rabat ed ecco il primo sorprendente e inconcepibile aspetto di questo strano Paese: ai lati della doppia carreggiata, esattamente ogni 200 m , ci sono poliziotti sull’attenti, immobili sotto il sole, vestiti di tutto punto (guanti compresi….).
Se tenete conto che di km in autostrada ne abbiam fatti un centinaio, col solo corpo di polizia schierato il Marocco potrebbe invadere Mauritania ed Algeria contemporaneamente. Perché direte voi? Boh, ma varie sono le ipotesi: autovelox umani, colonnine SOS in carne ed ossa, uffici informazioni itineranti, ausiliari dell’attraversamento (si, in Marocco si “può” attraversare l’autostrada con qualunque mezzo)…
Tappa della prima giornata sono i resti della città romana di Volubilis, che, nonostante sia inserita nel patrimonio dell’Unesco e meta di molti turisti, la gente locale non sa neppure dove sia, visto che chiedere informazioni sulla strada da seguire si è rivelata un’impresa impossibile. Come in ogni luogo, il compito più arduo per un turista è cercare di non farsi agganciare da una moltitudine di guide improvvisate che, a seconda del tuo Paese di appartenenza, si inventano parenti immaginari che guarda caso abitano proprio nella città da cui provieni. Chiaramente poi il cugino fabbrica i più bei tappeti, il fratello ha il miglior ristorante….Abbiamo però messo subito in chiaro che almeno quei ruderi li avevamo fatti noi 2000 anni fa e che quindi di guide potevamo farne anche a meno!!!
Pur non essendo certo Pompei o i Fori imperiali, il luogo merita comunque una visita, anche solo per dei bei mosaici ancora presenti tra i resti delle case patrizie arrivati fino a noi ancora in buono stato.
A questo punto del racconto direte voi: beh, dov’è l’avventura???
Beh, provate voi a girare in macchina a Meknes e poi ne parliamo… L’impatto con quella che è solamente la sesta città del Marocco è devastante: mezzi di locomozione di ogni tipo ed ogni età che si concentrano in poche vie attorno alla medina (non percorribile in macchina), senza alcuna regola o segnaletica orizzontale, senza precedenze o sensi unici con un sottofondo di clacson e musica araba al massimo volume, con una densità di polveri sottili da far invidia a piazzale Loreto a Milano. Il tutto per cercare un posteggio in una città che di parcheggi non ne prevede e che fosse vicino al riad prenotato che non si sapeva bene dove fosse. Cartine della medina non esistono, nemmeno Google map o Viamichelin sono in grado di rappresentarti quell’intrigo impressionante di stradine, viuzze e vicoli che la costituiscono. Per sopravvivere e non perdersi in questo vero e proprio labirinto è necessario affidarsi a gente del posto, che per mestiere vaga in cerca di anime perse da accompagnare a destinazione dietro previa ricompensa. Non c’è altra soluzione e questo l’abbiam capito subito. Anche il solo star dietro a queste persone non è cosa facile: tra bancarelle e fiumi di gente che passa tra strade larghe due metri, tra profumi di spezie ed odori fetidi l’accompagnatore quasi si mette a correre, sicuro com’è di dove sta andando; il povero turista cerca affannosamente di stargli dietro, attento a non scontrarsi con qualche autoctono permaloso e illudendosi di ricordarsi il tragitto per ritornare alla macchina.
Tanta fatica ne è però valsa la pena visto il bellissimo riad che ci aspettava: nulla di più autentico, una vera casa marocchina al centro della medina, con un grande patio sul quale le poche stanze si affacciavano alla sola luce diurna e completa di tipici truffatori al suo esterno che siamo abilmente riusciti ad evitare.
Stanchi morti, dopo cena ci si è addormentati subito (su un materasso più duro di una lastra di marmo) consci della faticaccia che ci avrebbe aspettato il giorno successivo.
ciao turisti della democrazia!
RispondiEliminaho fatto ricerche con il mio magazziniere di fiducia marocchino per quanto riguarda la storia dei numerosi pulotti a bordo autosrada.
Ahmed sostiene che sia dovuto alla necessità di controllare meglio i rottami che circolano sulle strade marocchine! Sono degli autovelox umani e svolgono anche le funzioni dei vigili!
(La fonte è buona in quanto il buon Ahmed è figlio di un poliziotto!!!)
vabbuò tanti saluti