Se qualcuno di voi pensa sia necessario puntare la sveglia per alzarsi, beh, se hai un minareto sopra la testa si può benissimo farne a meno: devi però solamente accettare di svegliarti alle 5….
Puntuale come uno svizzero il muezzin ha iniziato ad urlare a tutta la città deserta per un buon 10 minuti, e quella che fino ad allora poteva sembrare una cosa positiva del nostro riad, ovvero la posizione, si è rivelata controproducente. Come previsto Omar ha cercato di sovrastarne la voce, ma ha trovato pane per i suoi denti.
Devo ammettere che avere il compito di urlare dall’alto e a tutto volume “Allah akbar” (“Allah è più grande di ogni cosa”) deve essere una sensazione assolutamente eccitante.
Dopo un’abbondante colazione, siamo usciti in fretta e furia al solo scopo di seminare tutti quei personaggi che ci attendevano all’esterno per fregarci in tutti i modi conosciuti dall’uomo: ristoranti (come se si pranzasse alle 10 del mattino), negozi di tappeti, guide improvvisate, erano solo alcune delle trappole pensate per noi: ma l’essere riusciti a evitarle è per noi motivo di orgoglio e credo anche di rispetto da parte di professionisti quali sono loro.
Presa una direzione a caso, visto che la cartina in nostro possesso è assolutamente inutile, abbiamo gironzolato per mederse (ovvero le scuole coraniche), foundouk e moschee, ammirandone quasi sempre solo l’esterno o al più i cortili interni: infatti in Marocco quasi tutti gli edifici religiosi sono esclusivamente accessibili ai musulmani. Come però riescano a riconoscere un musulmano a prima vista non ci è dato sapere…
Se aggiungiamo che i biglietti di ingresso ai luoghi visitabili costano dappertutto un solo euro, ecco che ce li facciamo passare tutti: alcuni, come il mausoleo di Moulay Ismail, sono assolutamente imperdibili, altri, come il Dar Ma (un grosso granaio chiamato Casa dell’Acqua), sono fregature colossali, dato che sembra che in Marocco non si sforzino molto di valorizzare, o perlomeno mantenere, il proprio patrimonio artistico.
Camminare tra queste stradine che si intersecano casualmente tra loro,senza cartelli o indicazioni, spesso senza uscita, tra bancarelle e negozi di ogni tipo, tra odori speziati e colori vivaci, tra gente che si muove di fretta senza alcun motivo (visto che nessuno sembra debba lavorare) è una sensazione al limite dello stordimento, che fiacca ben più della fatica fisica.
Ci dirigiamo poi verso la meta successiva, Fes: l’impressione avuta all’arrivo a Meknes è nulla in confronto. Ma questo ve lo raccontiamo domani…
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