domenica 24 ottobre 2010

Gole profonde

Appena svegli tutti alla finestra a vedere in che condizioni era il fiume e a che punto erano i lavori per la ricostruzione del ponte: fortunatamente non era il ponte di Messina, e due assi di legno pericolanti stavano per essere posate con grande panico di chi come noi doveva passarci sopra con tutte le valigie…
La giornata prevede l’esplorazione di due bellissime zone montuose attraversate da profondissimi canyon: le gole del Todra e la valle del Dades, spettacolari fenditure nella roccia a strapiombo, di un colore rosso rame.




Secondo la guida una pista esclusivamente per fuoristrada collega entrambe le zone addentrandosi all’interno della catena montuosa dell’Atlante, ma già poco più avanti del nostro scenografico albergo vediamo scendere da quella direzione alcune macchine per nulla diverse dalla nostra. Onde evitare di cacciarci nei guai decidiamo comunque di proseguire lungo l’itinerario previsto, anche perché una deviazione di quel tipo avrebbe fatto saltare un po’ tutto il programma. Conferma di ciò l’abbiamo avuta percorrendo la bellissima valle del Dades, che si inerpica tra paesaggi mozzafiato, attraversando valichi e gole e, a nostra sorpresa, un’infinità di villaggi tutt’altro che disabitati. Giunti in cima al passo, circondati da niente e nessuno scendiamo per le classiche foto di rito, ma, come sempre, appare dal nulla il classico venditore: giuro, non abbiamo la più pallida idea da dove sia sbucato, né come potesse pretendere di vendere la sua mercanzia ai turisti visto che si trattava di sassi….




Da queste parti d’inverno nevica e ce ne accorgiamo subito nel vedere in lontananza alcune cime già innevate: forse, insieme al Kilimangiaro, l’unica zona in Africa in cui si può vederla. Basta questo perché il pensiero vada già alla stagione sciistica che attendiamo con ansia di cominciare!!!!
Il percorso che ci porterà al riad successivo si snoda nella cosiddetta “valle delle kasbe”, nome esotico che indica le caratteristiche costruzioni fortificate in fango che ospitavano in passato le famiglie più in vista di ogni villaggio e che ancora oggi, in quelle meglio conservate, sono parzialmente abitate. Peccato che quello che doveva essere uno tra i percorsi più interessanti della vacanza si sia rivelato una mezza delusione: un buon tratto si snoda attraverso un unico grande paese, costruito ai lati dell’unica strada nazionale, senza che ci siano possibilità di intravedere nulla di interessante. Quando poi finalmente le case terminano e si passa tra zone desertiche e palmeti lussureggianti ecco che la cronica penuria di indicazioni stradali fa si che non si capisca assolutamente nulla di quali siano le kasbe segnalate e quali semplici edifici comuni: tutti infatti sono di fango e terra, anche le case più recenti, perfettamente mimetiche con il paesaggio circostante. Vedendone da lontano alcune ci buttiamo a caso in stradine sterrate che puntualmente arrivano in cortili privati o, peggio ancora, terminano davanti all’unico rivolo d’acqua che attraversa la zona. Giusto per fare qualche foto ci spingiamo verso due che nulla centrano con quelle abituali visto che sembrano più residenze da mille e una notte piuttosto che povere costruzioni antiche e fatiscenti.




Con un po’ di delusione ci avviamo a sera inoltrata verso il nostro riad di Ait ben Haddou, bellissimo posto con tanto di piscina scenografica e vista spettacolare.

Nessun commento:

Posta un commento